Ighina fu probabilmente, a suo modo, un genio incompreso. Nato nel 1908 a Milano, morì a Imola nel 2004 all’età di 96 anni. Dedicò tutta la sua vita a realizzare incredibili invenzioni, mai prese sul serio dalla scienza ufficiale perché giudicate troppo bizzarre.

Sin da piccolo fu affascinato dal mondo dell’elettromagnetismo. Dopo aver studiato per diventare tecnico in elettronica e radioelettronica, appena diciottenne si arruola come telegrafista nella Marina Militare. E proprio durante quegli anni inizia la sua attività di ricercatore controcorrente, occupandosi in particolare di elettromagnetismo.

Quelli sono anche gli anni in cui figure come Guglielmo Marconi, Nikola Tesla e molti altri scienziati stanno aprendo nuovi orizzonti al mondo della scienza attraverso le loro nuove ed entusiasmanti scoperte, ed è facile pensare come il giovane Ighina ne sia rimasto particolarmente affascinato.

Ighina stesso raccontava di aver lavorato, in segreto, al fianco di Guglielmo Marconi, dal quale venne introdotto ai segreti della fisica che gli sarebbero serviti per lo sviluppo delle sue teorie. Marconi avrebbe addirittura chiesto a Ighina di procedere con i suoi studi dopo la sua morte, poiché stava conducendo studi sul magnetismo molto importanti e pericolosi, come il leggendario “raggio della morte”, un’ipotetica arma segreta, la cui esistenza non è mai stata accertata, che sarebbe stata sviluppata a scopo bellico nell’Europa a cavallo degli anni ‘20 e ‘30, e che, sempre secondo Ighina, sarebbero stati la causa della sua morte.

Ighina col tempo era diventato un personaggio abbastanza conosciuto, che ispirava soprattutto simpatia e incredulità. Era sempre felice di aprire le porte del suo laboratorio a chi andasse a fargli visita, lasciando che si potessero filmare e vedere in azione i suoi macchinari.

Ecco come lui stesso, in una registrazione fatta da alcuni studenti nel 1990, raccontava il suo rapporto con Marconi e da dove fosse partito per elaborare le sue teorie. Tutto pare fosse iniziato dall’osservare come le lucciole riescano ad emettere la loro luce poiché si cibano delle lumache...

Ecco quindi che il concetto di una continua spirale di energia che dal sole arriva alla terra e dalla terra riparte verso il sole, diventa il fulcro di tutta la sua attività di ricercatore. Ighina ad un certo punto delle sue ricerche arriva alla scoperta del suo “atomo magnetico”, da lui stesso definito “il collante della materia”, riuscendo a isolare il monopolo magnetico positivo e negativo, e sviluppando la teoria del ritmo sole terra.

Secondo Ighina infatti, il sole invierebbe alla terra cariche magnetiche positive a spirale e la terra a sua volta le rimanderebbe indietro con carica negativa. Questo meccanismo con le sue pulsazioni regolerebbe tutta la vita presente sulla terra. Con l’uso di queste scoperte si potrebbe creare o distruggere la materia, controllare la vita e il nostro pianeta stesso.

A questo proposito è interessante il punto di vista di Massimo Rebernig, ingegnere elettronico, intervistato da Stefano Mordini nel 2009.

Lo stesso anno della morte di Marconi, nel 1937, Ighina torna ad Imola, andando a vivere presso il marito della sorella, il Conte Giulio Gamberini, un ricco possidente terriero. E’ qui che fonda il suo “Centro Internazionale di Studi Magnetici” ed inizia ad allestire il suo laboratorio e a costruire macchinari di grandi dimensioni. All’esterno vengono sepolti tubi pieni di polvere di alluminio, a forma di spirale, che scendono in profondità. Interessati e incuriositi dalle sue teorie e dalle sue invenzioni, alcune persone si offrono di aiutarlo: da quel momento Ighina non sarà più solo e potrà contare su alcuni fidati collaboratori. Nel 1940 con un microscopio atomico lenticolare di sua invenzione, che purtroppo sarebbe stato distrutto dai soldati tedeschi durante la guerra, riesce persino a fotografarlo.Tutte le sue teorie, i resoconti dei suoi esperimenti vengono infine pubblicate nel 1954 nella sua opera “La scoperta dell’atomo Magnetico”, a cui seguirono altre due edizioni ampliate e corrette nel 1960 e nel 1999.

La macchina più conosciuta costruita da Pier Luigi Ighina è quella da lui stesso chiamata “Stroboscopio Ritmico Magnetico Solare”, in grado di controllare le condizioni atmosferiche attirando le nuvole per far piovere, o allontanandole per far tornare il sole. La macchina era formata da una grande elica rotante, probabilmente le pale di un elicottero, avvolta da tubi contenenti polvere di alluminio e vari magneti, che veniva messa in rotazione in un senso o nell’altro. Sono tantissimi i testimoni che raccontano di averla vista in azione e di averne sperimentato l’efficacia. Ecco come lo stesso Ighina, sempre nel 1990, la descriveva ad alcuni ospiti, raccontando anche come le sue invenzioni fossero viste con diffidenza dalla scienza ufficiale.

Ho sempre cercato di non far credere la verità, sennò non mi lasciavano far nulla. Così faccio quel che mi pare e mi piace

In questa frase c’è probabilmente tutto lo spirito di Ighina. Eccentrico, consapevole che le sue invenzioni, le sue teorie, fossero percepite come quelle di un pazzo, ma anche la condizione ideale per portare avanti i suoi esperimenti senza interferenze e limitazioni.

Non lo vogliono capire. E allora io sono della lega di chi se ne frega

ripeteva spesso, a rimarcare la sua grande determinazione nel proseguire i suoi studi pur essendo ignorato e spesso deriso.

Tra gli anni ‘80 e ‘90 fu ospitato anche in alcune note trasmissioni televisive, come il Maurizio Costanzo Show, dove il conduttore non sapendo bene come relazionarsi con Ighina, che nel frattempo aveva allargato i suoi studi sul magnetismo anche ai presunti benefici per la salute, semplificava tutto il suo operato come la fantasia di un aziano, che però, tutto sommato, non faceva male a nessuno.

Nel 1998 la nota trasmissione Report, all’interno di un servizio di Bernardo Iovene, non solo intervistò Ighina, ormai novantenne, ma riuscì a documentare l’efficacia della sua invenzione. Ecco come ricorda quell’esperienza lo stesso Iovene, a circa 10 anni di distanza del servizio, intervistato da Stefano Mordini.

Ighina viveva all'interno del perimetro dell'autodromo di Imola, è lì che studiava, progettava e aveva installato il suo stroboscopio ritmico magnetico solare. Celebre fu la sua storica sfida con l'autodromo di Imola, le cui corse, fin troppo spesso ebbero problemi di maltempo. Si racconta infatti che Ighina avrebbe fatto piovere varie volte in occasione del gran premio di formula uno; in giornate di sole, poco prima della partenza si scatenavano veri e propri nubifragi che lasciavano sbalorditi tutti gli esperti di meteo e gli stessi organizzatori del GP.

E quindi Pier Luigi Ighina era veramente un genio rimasto inascoltato?
O era solamente un visionario?

Difficile dirlo con precisione. Certo molte informazioni da lui raccontate, come il rapporto con Marconi, non hanno trovato riscontri storici, così come il concetto di “atomo magnetico” risulta ancora non verificato. Eppure come spiegare i suoi esperimenti? Come spiegare l’efficacia della sua macchina della pioggia?

Interessante il commento del Professore Emilio del Giudice, ricercatore di Fisica Teorica, che intervistato da Stefano Mordini nel 2009, aveva suggerito un interessante collegamento con un altro scienziato, l’austriaco Wilhelm Reich, che negli anni ‘40 sviluppò delle teorie molto vicine a quelle di Ighina.

Per Raich le cose però non andarono bene. Accusato e diffamato venne condannato al carcere da un tribunale statunitense che stranamente ordinò la distruzione dei suoi libri e delle sue apparecchiature. Alla sua morte, che avvenne in carcere nel 1957, chiese che una parte dei suoi carteggi venisse resa pubblica soltanto 50 anni dopo. Nel 2007, alla lettura del suo testamento, davanti a una platea di ricercatori e scienziati, sono state incredibilmente omesse le parti che parlavano della modificazione del clima.

Nella citata puntata di Report del 1998, la giornalista Milena Gabanelli chiede a un certo punto un commento al grande fisico Giuliano Preparata, celebre a livello internazionale, purtroppo scomparso nel 2000.

Cosa avesse scoperto Pier Luigi Ighina è ancora un mistero.
Forse se la scienza ufficiale fosse stata più curiosa nei suoi confronti, come suggerito dal Professor Preparata, avremmo oggi qualche risposta in più e qualche dubbio in meno.

Ighina, in uno dei suoi ultimi lavori scrisse:

Il sole è il centro della vita. Dentro il sole, al centro, abbiamo scoperto un cuore. Un cuore pulsante che batte agli stessi ritmi del corpo umano, un cuore magnetico. Siete liberi di credere o no a quello che scrivo. Se ci credete, avrete capito i segreti del mondo, se non ci credete per me è lo stesso.