Nasce a Faenza il 17 ottobre 1893, di origini modeste, fin da bambino, è attratto dalla natura, dal suo mistero, dalla sua bellezza. A 10 anni si inizia ad interessare all’astronomia, e a 13 si costruisce addirittura da solo un telescopio per iniziare a studiare il sole. Il suo è uno studio da autodidatta, fuori dagli schemi, al di fuori di scuole e università. Ha un solo e preciso obiettivo: mettere a punto un metodo scientificamente valido, e quindi sempre efficace, che permetta di prevedere gli eventi sismici.

Raffaele parte da un'intuizione, che svilupperà poi in tutti i suoi studi successivi. Così come la luna, esercitando la sua forza di attrazione, riesce ad influire sul movimento del mare, così il sole e gli altri pianeti del sistema solare, potevano influire sul movimento della crosta terrestre. Paola Lagorio, Presidente dell'Associazione "La Bendandiana" che ha raccolto e riordinato, tutto il materiale di Bendandi, ci racconta così come ebbe inizio lo sviluppo della sua teoria.

Negli anni ‘20 la sismologia era una scienza abbastanza recente, e i suoi studi furono inizialmente guardati con interesse dagli scienziati dell’epoca, come Padre Alfani, Stiattesi e Giovanni Agamennone. Ma Bendandi è uno scienziato fuori dagli schemi, fa parlare di sé, le sue teorie fanno scalpore, e quindi viene progressivamente visto dalla comunità scientifica con sempre più diffidenza.

Ma questo non importava, perché la fama di Bendandi stava crescendo.

Colui che prevede i terremoti

titolava la prima pagina del Corriere della Sera del tempo.

Bendandi, il 20 dicembre 1923, con l’obiettivo di dimostrare la validità delle sue teorie, dei suoi calcoli, deposita presso il notaio Domenico Savini di Faenza una sua previsione. Si sarebbero verificati da lì a poco due manifestazioni telluriche importanti. Una il giorno dopo, nel centro america , la seconda, più importante il 2 gennaio 1924, con probabile epicentro nella penisola balcanica.

Le cronache di allora riportano che Bendandi ebbe ragione sulle date.
Bendandi acquisì ancora più popolarità , diventando famosissimo anche in America e soprattutto in Giappone. L’imperatore del Giappone venne addirittura in visita a Faenza, lo incontrò e lo ringraziò personalmente per quello che lui stava cercando di fare per la previsione dei terremoti.
Bendandi tra il 1923 e il 1926 continua i suoi studi e manda regolarmente ai giornali le sue previsioni. Riceve anche numerosi riconoscimenti, già nel 1920 era entrato a far parte della Società Sismologica Italiana e nel 1924 Vittorio Emanuele III Re d’Italia gli conferisce la nomina di Cavaliere.

C’è un problema però nelle previsioni di Bendandi.
Le indicazioni dei luoghi dove avverrà il terremoto restano sempre un pò troppo generiche.
Con i suoi calcoli Bendandi riesce a definire con precisione il tempo, ma non il luogo esatto. Riesce ad individuare solamente l’area che sarà colpita, a volte anche molto vasta.

Di questo limite, racconta ancora Paola Lagorio, lo stesso Bendandi era consapevole.

Ma a cosa serve prevedere un terremoto se non si conosce il punto esatto in cui avverrà?
A seminare solo il panico, secondo la prefettura.
E’ il 1926 quando il prefetto di Bologna, su ordine diretto di Mussolini, lo costringe a firmare un divieto nel diffondere le sue previsioni, perché creerebbero solo panico e nessun beneficio.
Ma questo non lo fermò nel suo lavoro.

Bendandi avrebbe predetto anche altri terremoti, come ad esempio quello di Bologna nel 1929 e il terribile terremoto del Friuli del 1976. In quelle occasioni avrebbe cercato di avvertire le autorità senza però venire ascoltato.

Bendandi continuò infatti a sviluppare i suoi calcoli e le sue teorie per tutta la vita, fino al punto di individuare il concetto di “crisi cosmica”, ovvero un’influenza del sole e dei pianeti sulla vita stessa dell’essere umano. Una teoria che però non veniva presa seriamente, anche per il declino che aveva subito la sua autorevolezza nel corso degli anni.

Bendandi Morì nel 1979 nella sua casa-osservatorio. Alla sua morte, per un accordo fatto in precedenza con il comune di Faenza, la sua casa divenne una casa-museo ancora oggi visitabile e gestita dall’Associazione “La Bendandiana”. All’interno è possibile visionare gli strumenti, i macchinari e soprattutto tutta la documentazione prodotta dal sismologo.

Ma la leggenda intorno alla sua figura non si è mai spenta.
La figura di Bendandi e le sue teorie sulla previsione dei terremoti ebbero una fortissima eco mediatica nel 2011, quando si diffuse soprattutto in rete la voce di una sua previsione su un terribile terremoto che sarebbe avvenuto a Roma l’11 maggio 2011.
Tale previsione in realtà non era mai stata fatta da Bendandi, come confermò già al tempo Paola Lagorio, che per l’occasione consultò direttamente tutti i documenti in suo possesso.
Questa possibilità generò in tutta la popolazione nazionale un grandissimo timore, tanto che l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia organizzò proprio in quella data un evento nazionale dedicato all’informazione scientifica sui terremoti.
Ricorda proprio Paola Lagorio un aneddoto che la riguardò in prima persona riferito a quei giorni.

Ma non è tutto. Per il 2011 Bendandi aveva effettivamente fatto una previsione, ma per l’11 marzo, quando in effetti ci fu un terribile terremoto in Giappone.

E’ quindi possibile che le teorie di Bendandi fossero in qualche modo fondate?
E’ possibile che i concetti espressi, sicuramente non risolti completamente, abbiano un fondo di verità?

Cosa pensa la scienza delle teorie di Raffaele Bendandi?
Ecco un estratto di un’intervista di Enzo Boschi, storico direttore dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ai microfoni di Rai 2 nel 2009:

Il concetto di previsione, dal punto di vista scientifico, è molto chiaro. La previsione di un terremoto dovrebbe poter indicare luogo, tempo, e intensità. Se uno di questi elementi viene a mancare o risulta troppo vago, in pratica ci si prende sempre.
A Bendandi va però sicuramente il merito di aver tentato di percorrere nuove strade, e di aver dato visibilità e a suo modo un nuovo impulso, ad ambiti scientifici al tempo non troppo approfonditi.

Recentemente ci sono stati sviluppi nella scienza, e alcuni studi sembrano confermare i tratti principali delle teorie di Bendandi.
Nel 2016 venne pubblicata un’analisi sulla rivista Nature Geoscience, fatta da un team di ricercatori giapponesi dell’Università di Tokyo, coordinati dal sismologo Satoshi Ide. Lo studio affermerebbe esattamente ciò che Bendandi diceva quasi cento anni fa.

Così come gli oceani si muovono con la Luca, così anche la crosta terrestre si alzerebbe di circa 30-40cm, attratta dal suo satellite, provocando una sorta di marea terrestre. La forza della luna su una faglia vulnerabile potrebbe effettivamente provocare reazioni a catena in grado di innescare un terremoto

La teoria avrebbe avuto anche un riscontro analizzando i terremoti degli ultimi 20 anni con magnitudo pari o superiore a 5.5. I dati confermano una forte correlazione statistica. Gli studi giapponesi troverebbero anche riscontro con recenti studi italiani, confermati dall’attuale Direttore dell’INGV Carlo Doglioni.

A fare un giro tra sismografi, fotografie e appunti della casa museo di via Manara vien voglia di uscire. E alzare gli occhi al cielo .