Marcello Creti nasce a Roma nel 1922 da una famiglia benestante e sin da giovanissimo dimostra le sue capacità di bambino prodigio. A soli 8 anni inventa il tappo a corona, usato ancora oggi. “L'ho sognato” disse.

Ed è proprio il sogno l’elemento incredibile della sua storia.
Si rimane sconcertati nell'apprendere che tutte le sue “scoperte” sono nate in modo così anomalo. Tutto il “maturato”, così Creti definiva l’opera finita, non è il frutto di anni di studi, come ci si potrebbe aspettare, ma arriva così, già pronto, da una parte del suo cervello che si attivava durante la dormiveglia, preferibilmente verso le sei del mattino. Per questo accanto al suo letto teneva sempre pronto un quaderno e una matita per trasferire, una volta sveglio, quello che aveva sognato. Sono nate in questo modo tutte le sue invenzioni più famose, fin da quando era bambino. ll padre, commercialista facoltoso e stimato, seppe ben sfruttare il genio del figlio, brevettando puntualmente tutte le sue idee, e assicurandogli così una ricca rendita a vita.

Sogni o meno, certamente ci sono tutti i suoi brevetti come prova, una quantità impressionante, gran parte dei quali depositati tra il 1930 e il 1940.

Ecco una sua rara testimonianza in cui lo stesso Creti racconta come è iniziato tutto;

E risiede qui il grande enigma di Marcello Creti. Da dove provenivano le sue grandi intuizioni? Il padre era anche uno spiritista, e si convinse che l’attività del figlio Marcello fosse stata da attribuire a delle entità soprannaturali. Lo spinse a partecipare a delle sedute spiritiche, e lo stesso Marcello si convinse di essere un Medium.

Il suo nome balzò agli onori della cronaca a soli quindici anni, acclamato come "Il più giovane inventore d'Italia", quando venne presentato un apparecchio di sua invenzione destinato a rivoluzionare la telefonia: l'Amplitele, brevettato nel 1937, che oggi conosciamo come sistema di telefono viva voce. Tale apparecchio risolse l'effetto Larsen, ossia quella noiosa eco sibilante prodotta dall'interferenza nei telefoni amplificati, che fino ad allora aveva impedito il dialogo simultaneo. Non solo, consentiva, per la prima volta, di collegare in conferenza un numero infinito di linee telefoniche. Per questa invenzione nel 1939, a soli 17 anni, Marcello Creti riceveva il Premio di Primo Grado con Medaglia d’Oro da Pietro Badoglio.

Dopo tale invenzione si interessarono di Creti i giornali dell’epoca, definendolo in vari modi: "Il nuovo Edison nato in Italia ", " un Piccolo Marconi ", " è il più Giovane Inventore del Mondo", scrivevano in decine di articoli di stampa nazionale ed estera.
Da quel momento in poi gli studi di Marcello Creti furono presi in considerazione e portarono alla realizzazione di una lunga serie di brevetti nei più svariati campi, dando modo al Regime dell’epoca di valorizzare il Genio Italiano. Lo stesso Mussolini lo incontrò di persona e lo incoraggiò, considerandolo uno dei migliori esempi del Genio Italico.

Ad un intervistatore dell’emittente abruzzese TVN, che negli anni ‘90 ebbe modo di intervistare Marcello Creti, lui stesso ricordava così il successo delle sue invenzioni e delle sue scoperte.

Marcello Creti aveva un tono distaccato quando descriveva le sue creazioni, parlava quasi con noncuranza, come se tutto quello che aveva realizzato era più che ovvio, quasi banale.
La sua storia è densa di sorprese, colpi di scena e grandi successi, almeno fino alla caduta del fascismo.
E’ a quel punto che Creti inizia a diventare quasi un emarginato, e inizia ad essere dimenticato. Quella grossa visibilità datagli dal regime, per valorizzarlo, dagli anni ‘50 in poi diventa quasi una condanna.

E’ per questo che negli anni ‘60 inizia a trascurare il suo lavoro di inventore ed inizia a dedicarsi all’esplorazione archeologica e mineraria. Ancora oggi nel suo castello è visitabile una Mostra Mineralogica permanente ricchissima di pietre, minerali e fossili, per certi versi unica al mondo.

Negli anni Settanta si diffuse la voce che avesse costruito una lama “eterna” per rasoi, cioè la cui lama non si sarebbe mai usurata. Quel brevetto fu acquistato e distrutto da una nota casa produttrice di rasoi, che temeva di perdere mercato. Finché i rasoi si rompevano era possibile venderne altri. Un rasoio indistruttibile avrebbe fatto fallire all'istante tutte le ditte produttrici.
Purtroppo questa, come molte altre storie simili, risulta non possibile da verificare.

Nel 1998 Bernardo Iovene, per la trasmissione Report, riuscì a farsi aprire le porte del suo laboratorio per un servizio legato al mondo delle invenzioni e dei brevetti. In quell’occasione Creti fece vedere al giornalista dal vivo alcune delle sue spettacolari invenzioni. Impressionante, nella grande Sala dei Processi del suo castello, vedere le pareti completamente tappezzate dei suoi brevetti e dei documenti d’epoca relativi ai suoi successi.

Ma oltre la scienza Marcello Creti esplora anche altri confini. Una v ita divisa tra scienza e mistero. Vestito di nero, lunghi capelli, una barba che faceva da cornice ad un volto dai lineamenti forti, decisi. Occhi neri e magnetici.

Al collo teneva una doppia croce, simbolo degli Ergoniani. Questo simbolo rappresenterebbe l’Equilibrio Universale, “dove ad una certa energia ne corrisponde una uguale e contraria”. Nel castello in cui viveva aveva fondato la sua fondazione, la “Sapientia”, in cui ospitava appunto la comunità degli Ergoniani, fondata da lui stesso nel 1936. Questa associazione aveva lo scopo di preparare "superuomini e superdonne" seguendo l'ideologia dell'Ergos, ovvero l'Energia Radiante Governante Ogni Scienza.

Tale comunità però veniva catalogata come una vera e propria setta all’interno del saggio “Le nuove sette religiose” ad opera dell’avvocato Michele Del Re, nel 1997. Scrive Del Re

Marcello Creti mostra piccoli animali che ha trasformato in giganti, cristalli di dimensioni assai superiori al normale, e soprattutto i relitti dell’antica civiltà atlantidea di cui è scopritore, erede e messaggero. La macchina per la creti-terapia con onde magnetiche riesce a curare molti mali, racconta l’ingegnere al centro dei suoi discepoli. E sono i sogni che gli svelano nuove leggi, fisiche e morali. Ma nella Comunità di Creti prevale l’aspetto spirituale, anzi spiritualista, poichè per le circa 30 persone che vivono in essa, ci sono momenti di raccoglimento religioso che si estendono ai visitatori. Propriamente non è religione, ci dice l'ingegnere, perché è semplicemente scienza, scienza fisico-matematica. Nel libro L’entità di energia pesante si manifesta l’idea dell’eterno ritorno, della continuità, dell’autofecondazione. Non a caso il simbolo della comunità di Marcello Creti (ispirato da Ergos, l’entità che gli detta quello che egli scrive), è la croce tagliata a due barre orizzontali. Marcello Creti, insomma, è un mago che prende le mosse della scienza ed è uno scienziato che trascende nella magia? Certo, porta con sé il credo del progresso umano ed è dotato di un forte potere carismatico. Così, intorno a lui i seguaci lavorano tranquilli, certi che Creti migliorerà il mondo.

Un misto di scienza e magia ruota intorno alla figura di Marcello Creti.
“Mi hanno chiamato in molti modi”, diceva.

Marcello Creti venne a mancare il primo gennaio del 2000.
Di lui restano le sue invenzioni, certo, ma anche una storia enigmatica dove scienza, magia, mistero ed esoterismo convivono in un legame indissolubile.

Ma c’è dell’altro. Nonostante fosse il fondatore di una “setta” che potremmo definire pagana, un medium, ed un convinto e profondo conoscitore del paranormale, fu insignito di benemerenze dalla Chiesa Cattolica, ricevendo visite addirittura dall’allora Papa Paolo VI.
Il suo stesso castello, l’antico Monastero Benedettino di San Luca, fu acquistato proprio dal Vaticano, e fu ricostruito a sue spese per farne il suo centro studi di tecnologia sperimentale.

Cosa nascondeva ancora Marcello Creti?
Alcuni pensano di avere la risposta. Ci sarebbe lui dietro una delle presunte invenzioni più incredibili di tutti i tempi: il Cronovisore, un dispositivo capace di captare e riprodurre immagini e suoni provenienti dal passato, che Padre Pellegrino Ernetti, annunciò di aver inventato nel 1972. Una sorta di macchina del tempo capace non di trasportare le persone nel passato, ma di intercettare le energie, le immagini, i suoni che rimarrebbero in qualche modo sospesi nel tempo...
Ma questa, come si dice, è un’altra storia...