In questo speciale dedicato ad Halloween, insieme ad ITA Airways vi propongo un viaggio alla scoperta del lato oscuro di alcune città.
Voleremo verso alcune destinazioni particolarmente conosciute, ma che nascondono misteri particolarmente spaventosi.
Voleremo verso destinazioni piene di mistero...

Aeroporto Internazionale Generale Logan, Boston, Stati Uniti, 6 ottobre 2022

Se c’è una città dove festeggiare Halloween, forse è proprio Salem, sulla costa settentrionale del Massachusetts. Dall’aeroporto di Boston è necessario andare nella zona di Chelsea e, da lì, con un viaggio di circa 30 minuti, si arriva a destinazione. Salem è famosa in tutto il mondo come la “città delle streghe”. Fu proprio questo il teatro in cui avvenne, nel 1692, uno dei più famosi processi alle streghe, durante il quale furono incarcerate quasi 150 persone, delle quali circa 20 addirittura giustiziate.

I terribili eventi accaduti in questa città hanno reso Salem, nel corso dei secoli, un luogo misterioso, abitato dalle anime delle streghe. Pensate che qui Halloween si festeggia per tutto il mese di ottobre. Proprio oggi parte la 25esima edizione della Gran Parata: un fiume di persone in maschera e di carri spaventosi attraversano tutta la città.Passeggiando in queste strade viene da chiedersi come mai queste vicende siano così celebri. Perché Salem è così famosa quando i processi alle streghe più cruenti, e il maggior numero di vittime è avvenuto da noi, in Europa?
Il punto è proprio questo. La caccia alle streghe ha fatto danni e vittime per diversi secoli in Europa. Ma nel corso del Seicento le cose stavano cambiando. Ci si stava sempre più rendendo conto che tutte queste confessioni erano inventate o estorte e che probabilmente non c’era nulla di vero.
Quando in Europa la caccia alle streghe è pressoché finita, proprio in quel momento, invece, in America si scatena l'episodio di Salem.

Oggi Salem è una città capoluogo della contea di Essex, che si affaccia sulla baia del Massachusetts. Ma allora, alla fine del Seicento, era ancora un insediamento rurale costruito dai primi pellegrini, gli immigrati puritani fuggiti dall'Inghilterra nelle colonie americane. Brava gente, operosa e rispettosa della legge, delle convenzioni e soprattutto della religione.
La cittadina cresce in fretta, e presto arriva anche un pastore, il signor Parris, al servizio della piccola comunità.
Il signor Parris, però, ha un problema con sua figlia Elizabeth, che ha iniziato a comportarsi in modo strano, molto strano.

Elizabeth ha nove anni, ha iniziato a strisciare invece di camminare. Si muove contorcendosi sotto sedie e sgabelli, a volte cammina anche a quattro zampe. E ha smesso di parlare. Ha lo sguardo assente. Urla, rompe oggetti, insulta chi ha intorno e si esprime con dei versi: Abbaia, bela, muggisce. Da un po’ di tempo, poi, sua cugina Abigail, poco più grande di lei, ha cominciato a comportarsi nello stesso modo. Il signor Parris si preoccupa e chiama il dottor Griggs, il medico di paese.
Il dottore arriva, visita Elizabeth e resta colpito da un particolare. La bambina non sopporta di tenere in testa il velo che le donne si mettono quando vanno in chiesa a pregare. Anzi, non sopporta proprio niente che abbia a che fare con la Chiesa.
Il Dr. Griggs è un bravo medico, ma siamo nel ‘600, in una comunità puritana in cui certe cose hanno un grosso peso. Stregoneria. Non può esserci altra spiegazione.

Il reverendo Parris prende da parte Elizabeth e sua cugina e le interroga. Messe alle strette le bambine rivelano un nome: Tituba.
Tituba è una giovane ragazza, ridotta in schiavitù, che il signor Perris aveva portato a Salem dalla sua terra, i Caraibi, entrata al suo servizio come domestica. Era lei che si occupava anche delle bambine.
E quando avevano iniziato a comportarsi in modo strano, anche lei aveva pensato si trattasse di qualche stregoneria.

Aveva preparato una “Witch’s Cake”, una “torta di streghe”, un rimedio della cultura popolare del tempo per rivelare il responsabile del sortilegio. Per prepararla era sufficiente mescolare farina di segale con l’urina delle vittime, dandola poi da mangiare ad un cane, che avrebbe poi aggredito la strega responsabile del maleficio.
Questo è troppo.
La stregoneria e le pratiche magiche sono cose serie.
E il Signor Parris non può sopportare che il diavolo sia entrato in casa sua. Il Pastore denuncia quindi Tituba e la fa arrestare.

E’ il 1 Marzo 1692, e da quel momento le cose degenerano in fretta. Altre amiche di Elizabeth e Abigail iniziano ad avere comportamenti simili alle bambine e si alimenta presto l’idea che le pratiche fossero più diffuse di quanto si pensasse. Le bambine iniziano a fare altri nomi, e la stessa Tituba, forse sperando di essere lasciata libera, confessa di essere una strega. E inizia a chiamare in causa altre persone.
Ben presto viene istruito il processo e l’isteria collettiva si diffonde moltiplicando i casi presunti di stregoneria, dando origine a una delle più tragiche cacce alle streghe della storia.

Examination of a Witch (1853) di T. H. Matteson, ispirato ai processi di Salem

Per essere accusati bastava veramente poco. Era sufficiente avere del latte o del burro andato a male in casa, o avere un neo o una voglia particolare, chiamata “il segno della strega” o “il marchio del diavolo”. Persino recitare male una preghiera poteva bastare per essere incriminati. Ci sono molti modi per capire se una persona, quasi sempre una donna, è una strega. E’ tutto scritto sui manuali dell’Inquisizione, come il Malleus Maleficarum. E’ sufficiente persino sognare che una persona si dichiari una strega, per essere accusati.

E’ come un'epidemia che si estende nel paesino e contagia tutti. In brevissimo tempo in prigione finiscono più di 20 persone.
I giudici arrivati da Boston iniziano una serie di arresti a raffica e nel mese successivo finiscono dentro con l'accusa di stregoneria e adorazione del Diavolo altre 39 persone, tra cui anche il vecchio pastore di Salem, George Burroughs, definito “Re del Regno di Satana”.
Dopo pochi mesi, sono più di 150 tra uomini, donne e bambini ad essere accusati di stregoneria.
Una persona perse la vita durante le torture e ben 19 streghe e stregoni furono impiccati sulla Witch Hill, la collina della Strega, una collinetta appena fuori Salem su cui sorgeva la forca, a cui venivano appesi i condannati.

La frenesia degli arresti non si ferma, e inizia ad espandersi nella Contea di Essex, dove già diverse persone sono finite in carcere. La cura sta diventando peggiore del male stesso, sono in molti a rendersene conto. Il primo a mettere un freno è Mather, il Pastore di Boston, che fino a quel momento era stato uno degli inquisitori più intransigenti.
In un sermone di inizio ottobre criticò aspramente gli eventi di Salem e la facilità con cui avvenivano gli arresti e le condanne. Dichiarò che era meglio che dieci streghe fossero riuscite a fuggire piuttosto che un solo innocente fosse condannato ingiustamente.
In novembre intervenne infine anche il governatore William Phips, che ordinò la sospensione di tutti i processi, rilasciò tutti i detenuti e pose definitivamente fine a questa assurda caccia alle streghe.
Il delirio e l’orrore di Salem era stato finalmente fermato, ma le atrocità che si erano consumate in quei pochi mesi, lasciarono per secoli dei segni indelebili su questa comunità, ispirando romanzieri, registi, autori di serie televisive e di fumetti.

Ma questa storia, paradossalmente, segnò una svolta fondamentale negli Stati Uniti del tempo. Fino a quel momento nel New England i puritani erano al potere, quegli estremisti protestanti che imponevano a tutti il loro stile di vita estremamente rigoroso basato sui precetti della religione. Con il processo di Salem la loro reputazione viene distrutta, e quella che era cominciata come una teocrazia si trasforma, invece, in una vera e propria democrazia.

Gli spiriti erranti delle vittime si dice che siano i responsabili di numerosi fatti inspiegabili succedutisi negli anni, come l’incendio del 1914 che coinvolse la città, originatosi proprio dalla collina dove venivano impiccati i condannati. Pare anche che nel ristorante dove sorgeva la taverna della prima donna impiccata per stregoneria, in molti abbiano visto la triste sagoma della vecchia proprietaria del locale, vestita con gli abiti dell’epoca.

E’ ora il momento di lasciare Boston e di ripartire per un nuovo viaggio.
Questa volta voliamo in Europa, a Parigi, dove pare ci sia uno dei luoghi più spaventosi del mondo.

Aeroporto Charles de Gaulle, Parigi, Francia, 22 ottobre 2022

Parigi è sicuramente una delle città più belle al mondo. Certo, tutti conosciamo gli edifici più popolari, come il Museo del Louvre, l’Arco di Trionfo, gli Champs Elysées e ovviamente la Tour Eiffel.
Ma non tutti sanno che sotto la città frenetica e romantica della superficie se ne nasconde un’altra. Sotto terra esiste una Parigi estesa quasi quanto quella che è in superficie.
Centinaia di chilometri di gallerie sotterranee attraversano dal profondo l’intera città, inghiottendo talvolta uomini e cose.
In origine, questi tunnel intricati erano delle cave di calcare, usate in gran parte per costruire i monumenti e gli edifici della città. Ma nel 1785 le cose cambiarono.
Per combattere le epidemie e le malattie che frequentemente colpivano la popolazione, e allo stesso tempo per trovare nuovi spazi per seppellire i defunti che non trovavano più posto nei cimiteri, venne presa una decisione incredibile.
Portare lì, in questi tunnel, tutte le ossa sepolte in città, in un’immensa Catacomba.
Fu così che in quegli anni furono realizzate quelle che oggi sono conosciute come le “Catacombe di Parigi”: il luogo di riposo di oltre 6 milioni di resti umani. Di fatto si tratta della più grande necropoli del mondo.

La storia di queste catacombe è relativamente recente rispetto alle antichissime catacombe cristiane, ma le vicende legate a questi tunnel sono cariche di mistero.
Dalla vigilia della cerimonia di consacrazione, il 7 aprile 1786, una processione di sacerdoti seguiti da carri trainati e carichi di ossa hanno continuato, per anni, a trasferire i defunti.
Nel tempo, le ossa sono state distribuite lungo tutti i tunnel, creando delle strutture ordinate e geometriche fatte di scheletri, femori e teschi, che si susseguono per tutto il percorso.
In mezzo a tanta gente comune, sono stati qui sepolti anche dei nomi importanti, come Madame Pompadour, Luigi XV e Robespierre.
Dal 1809 queste gallerie sono diventate accessibili al pubblico. L’ingresso principale viene chiamato "Barrière d'Enfer", la porta dell’Inferno. Si trova quasi al centro esatto della città, a pochi metri dalla fermata della stazione Denfert-Rochereau.

Foto di Liam McGarry da Unsplash.com

Si scendono più 130 gradini per raggiungere i 20 metri di profondità. Qui la temperatura è stabile sui 15°, e come potete immaginare è particolarmente umido. Ad oggi è possibile visitare circa 1 chilometro e mezzo degli oltre 300 chilometri di gallerie. All’entrata una scritta sinistra su un architrave, a monito del visitatore: “Fermati! Questo è il tempio della morte”.

E’ inquietante trovarsi a camminare in questa oscurità vicino a una quantità simile di ossa umane. Ogni tanto sono presenti anche le indicazioni della via corrispondente nella Parigi a cielo aperto, ma la sensazione di totale disorientamento è fortissima, ed è facile immaginare come ci si possa perdere in questo labirinto sotterraneo.
Davanti ai cumuli di ossa è possibile leggere la loro provenienza, o la data del loro arrivo qua sotto. All’uscita un nuovo monito: “Non teme la morte chi imparò a sprezzar la vita”.
Dopo un’ultima lunga galleria, altri 83 gradini ci riportano in superficie.
Non è strano che un posto del genere nei secoli abbia alimentato tantissime storie e leggende.

Quelle più conosciute riguardano il fantasma di Philibert Aspairt, custode dell’ospedale Val de Grace, che si perse nei sotterranei nel 1793, e il cui spirito continua a vagare ancora oggi, nella speranza di poter uscire. E’ inoltre molto diffusa la voce secondo cui, dopo la mezzanotte, i muri inizino a parlare con la voce dei morti. Chi si trovasse ad ascoltare quelle voci, si ritroverebbe a vagare senza fine in queste intricate gallerie.

Recentemente le Catacombe sono state teatro di un episodio ancora avvolto dal mistero. Nel 2000, in un episodio della serie americana sui luoghi più spaventosi della terra, il documentarista Francis Freedland trasmise l'agghiacciante video di un misterioso uomo che esplora le Catacombe.
All’inizio si vede l’uomo passeggiare tranquillamente nei tunnel. Raccoglie anche alcune ossa lungo la strada. Mentre il video va avanti, tuttavia, l'uomo inizia a camminare a un ritmo più veloce. Alla fine inizia a correre ed agitarsi. In uno stato di panico, lascia cadere la telecamera prima di scappare nell'oscurità. E’ lo stesso Freedland che lo commenta mostrando il video ai suoi telespettatori.

Foto di Chelms Varthoumlien da Unsplash.com

Secondo Freedland questo filmato fu ricavato dalla videocamera molti anni dopo da un gruppo di esploratori delle Catacombe, che la ritrovarono casualmente in una delle loro incursioni nei tunnel parigini.
L’autenticità di questo filmato è ancora dibattuta, soprattutto in rete. Secondo molti sarebbe una vera e propria bufala, inventata proprio da Freedland.
Dopotutto, l'episodio è andato in onda circa un anno dopo l'uscita di "The Blair Witch Project", che forse qualcuno ricorderà, essere basato proprio sulla tecnica del found footage, ovvero l’espediente di aver trovato le registrazione degli sfortunati protagonisti scomparsi.
A favore del fatto che il filmato sia reale c’è che dopo quasi due decenni nessuno si è fatto avanti per smentirlo e Freedland continua ancora oggi ad affermare che l'uomo nel video è tuttora scomparso.

Nella storia delle Catacombe di Parigi non sono affatto rari i casi in cui siano stati necessari interventi per recuperare persone scomparse. Nel 2017 due adolescenti passarono ben tre giorni tra le intricate gallerie prima di essere salvati. A causa delle basse temperature erano entrati in ipotermia e stavano rischiando seriamente la vita.

Se parliamo di fantasmi, però, c’è un altro luogo su cui indagare.
Se cercate su un motore di ricerca “luogo più infestato della terra” con insistenza esce fuori un nome: Poveglia, una piccola isola vicino Venezia.
E’ ora quindi di tornare in Italia e volare verso un’altra destinazione.

Aeroporto Marco Polo, Venezia, Italia, 28 ottobre 2022

Venezia vista dall’alto, dal finestrino di un aereo, è uno spettacolo. E’ incredibile come questa città, così legata al mare, dall’alto abbia proprio la forma di un pesce. La Zona Santa Croce e Cannaregio a fare da testa, la Basilica di San Pietro di castello a fare da coda.

Vengo sempre con piacere a Venezia, una città unica al mondo, dove il mare, l’acqua, si fonde con i monumenti, le opere d’arte. Una città che vive in simbiosi e in funzione della natura che la circonda.

Quando il sole risplende e illumina d'oro l'intera laguna, lo spettacolo da ammirare è incantevole. Ma non lasciatevi ingannare. Venezia, infatti, nasconde misteri e leggende decisamente spaventose.

Ho incontrato qui Alberto Toso Fei, scrittore e saggista esperto della storia e delle leggende Veneziane, autore di più di 20 libri sui misteri e i segreti della Serenissima.

Venezia è una città che accoglie il mito e la leggenda molto volentieri, che li fa propri e che lascia abitare tra le sue pietre. Come quella che riguarda la costruzione del ponte di Rialto. Il ponte di Rialto. Come lo conosciamo oggi, è della fine del Cinquecento, prima di quel ponte, su quella curva di Canal Grande ce ne sono stati altri tre di legno. Nei primi del Cinquecento si ritiene che è arrivato il momento di dotare la città di un ponte in pietra e partecipano - oggi lo chiameremo un concorso di idee - alcuni architetti, come Sansovino, Palladio. Non se ne fece niente e se ne riparlò una sessantina di anni più tardi. Alla fine i lavori furono vinti da Antonio Da Ponte.
Solo che questo ponte non voleva saperne di venire su dritto, perché ciò che veniva fatto di giorno, di notte si disfava. Chi si disperava era il capocantiere. Era molto giovane, era il suo primo incarico importante e aveva una moglie dalla quale aspettava un figlio. E questo quest'uomo, questo ragazzo una notte si nasconde perché non capisce cosa stia accadendo. Ed ecco che, appunto, nel corso della notte frana una parte dell'arcata costruita durante il giorno. E questo giovane alle sue spalle sente la famosa risata diabolica. Si gira e c'è il demonio che gli dice che è inutile che stiano lì, perché tanto finché lui non vuole il ponte non verrà su. E lui vuole l'anima del primo che vi transita.
Quest'uomo quindi suggella il patto e da quel momento in poi i lavori procedono in maniera spedita.
Lui pensa di fare il furbo, per cui cosa fa? Il giorno in cui è prevista l'inaugurazione mette delle guardie ai lati del ponte, imponendo loro di non far passare nessuno e prepara una cesta con un gallo, con l'idea di far transitare appunto un animale e quindi gabolare il demonio.
Ma il demonio questa volta è più furbo di lui, perché nelle mentite spoglie di uno degli operai del marito va dalla moglie del capocantiere. Le dice di correre che il marito la vuole lì in cantiere e le guardie non la fermano. Quando lui la vede arrivare capisce che tutto è perduto. In effetti di lì a poco la moglie muore di parto e si racconta che a Venezia, da quel momento in poi, l'anima del bambino inizi a vagare sul ponte. Finché una notte un gondoliere che sta attraversando il ponte di Rialto sente un piccolo starnuto, non si fa troppe domande, dice Salute. Questa piccola leggenda veneziana si conclude in questo modo: la piccola anima del bimbo, grazie a quel gesto così naturale di gentilezza, può volarsene in cielo.

Sono infatti i fantasmi le entità più popolari nelle storie veneziane.
Uno dei più famosi è certamente quello del Campanaro di San Marco che vendette il suo scheletro.
Me ne ha parlato sempre Alberto, passeggiando tra le calle della laguna.

C'è, per esempio, è una storia molto bella, è quella del campanaro di San Marco, ed è una storia che ci riporta indietro nel tempo, neanche troppo, insomma, di un paio di centinaia d'anni, quando ancora per suonare le campane servivano braccia forti. Insomma, una prestanza fuori dal normale. Quest'uomo era altissimo, alto più di due metri. Per questa sua particolarità fisica viene inevitabilmente notato da un professore. È un naturalista, ha una sua collezione privata.
Ad un certo punto decide di avvicinarlo, prende un po 'di coraggio e gli dice: “Sai è da un po' di tempo che ti guardo. Tu, un uomo così prestante, così così alto, così forte.” La proposta che gli viene fatta è “Io voglio comprare il tuo scheletro”. E il campanaro dice “Scusa?”. “Sì, sì, sì, io chiaramente te lo pago oggi e me lo prendo dopo che sei morto”.
Ma il campanaro non è esattamente convinto di questo, insomma.
Però alla fine, nei giorni successivi tali e tante sono le insistenze del professore, ma soprattutto tale è l'offerta economica che gli fa, che il nostro inizia un po a vacillare. E dice “Vabbè - ci pensa - io sono vecchio. Però il professore è molto più vecchio di me. Sai che c'è? Firmo questo contratto e alla fine il professore muore fra uno due anni. Io mi tengo lo scheletro e mi tengo anche i soldi”.
Forte di questo convincimento, decide di andare a firmare questo contratto così particolare. Al momento della stipula, tra il serio e il faceto, il professore gli dice “Sai cosa farò a te, al tuo scheletro? Gli metterò una campanella tra tra le mani e il tuo scheletro sarà il guardiano delle mie collezioni”.
Detto, fatto. Adesso il nostro uomo non è ricco, però. Insomma, un sacco di soldi non ha mai pensato di poter guadagnare in un colpo solo una tale cifra in tutta la sua vita ed essendo, fra le altre cose, un amante del buon vino, inizia a investire il capitale prima in un Baccaro, poi in un altro. Non passano che pochi giorni i soldi sono praticamente intoccati perché sono veramente molti, ma lui muore e muore proprio al tavolo dell'osteria. Ed è così che il suo scheletro finisce nelle collezioni del professore. Oggi lo scheletro del campanaro di San Marco esiste ancora ed è conservato nel Museo di Storia Naturale di Venezia, che è quel bellissimo palazzo che sta nel sestriere di Santa Croce, affacciato sul Canal Grande, che è il Fondaco dei Turchi.
Noi a Venezia sappiamo che se ne sta beatamente dentro la sua vetrina fino a mezzanotte circa, dopodiché esce dalla sua teca per raggiungere il campanile di San Marco e dà i rintocchi di mezzanotte della Marangoni, che è la campana più grande e più antica del campanile. È l'unica che si salvò dal crollo del 1902. Una volta fatto questo ritorna in corte Bressana perché lì c'era la sua casa, quindi torna a casa sua. Nel fare questo suona la campanella che tiene in una mano e con l'altra chiede l'elemosina alla gente che incontra lungo le calli.
Lo scheletro del campanaro di San Marco chiede soldi a chi passa per poter ricomprare se stesso.

Ma la vera meta del mio viaggio a Venezia è l’isola di Poveglia, l’isola più infestata del mondo.
Si tratta di una piccola isola a sud di Venezia. E’ disabitata da molti anni e vietata anche ai turisti, ma negli anni è diventata meta dei cacciatori di fantasmi e amanti del soprannaturale da tutto il mondo.
Si tratta di un’isola di circa 7 ettari, in completo stato di abbandono. Case diroccate, vegetazione incolta. Effettivamente il contesto ideale per spiriti maligni, fantasmi di morti di pestilenze o vittime di folli esperimenti psichiatrici.
Ma non è stato sempre così. In passato Poveglia era un’isola florida, almeno fino alla fine del 1300, quando gli isolani dovettero abbandonare le proprie abitazioni a seguito dell’occupazione genovese durante la guerra di Chioggia.
Anche se la guerra si concluse qualche anno dopo, l’isola rimase abbandonata a sé stessa per molti secoli, utilizzata da Venezia solo a scopo difensivo.

Foto di Ray Harrington da Unsplash.com

Si racconta che dalla fine del ‘700 fino a metà del ‘900 siano stati migliaia i morti di peste che persero la vita in questo luogo, infestato tuttora dai loro spiriti. Così tanti che secondo alcune voci sembrerebbe che il terreno sia composto per una buona metà da scheletri e resti umani.
Negli anni ‘20, l’isola ospitò un ricovero per anziani, anche se molte voci affermano che in realtà fosse un ospedale psichiatrico per malati mentali, voce rafforzata dalla presenza di una scritta che indica un reparto di Psichiatria ancora oggi visibile.

La leggenda narra che all’interno di quella struttura sarebbero state praticate terribili torture sugli ospiti ricoverati. Secondo alcuni vi operava addirittura il dottor Sarles, il medico svizzero tra gli inventori della lobotomia.
Tra i racconti più inquietanti, circola quello sul responsabile del reparto di psichiatria che, dopo aver condotto brutali esperimenti sui pazienti, sarebbe infine impazzito, poiché tormentato dagli spiriti. Si sarebbe quindi gettato dal campanile dell’antica pieve di San Vitale. L’infermiera che assistette all’accaduto sostenne che l’uomo non morì con l’impatto al suolo, bensì soffocato da una strana nebbia che si era propagata dal terreno.

Nel 1968, l’isola venne infine ceduta al Demanio e tornò nuovamente in completo stato di abbandono.

C’è però una data precisa in cui questo luogo divenne conosciuto al grande pubblico come uno dei luoghi più infestati del mondo: il 18 luglio 2016.

Singolare intervento nella notte tra sabato e domenica dei vigili del fuoco di Venezia per portare in salvo dei turisti americani che gridavano aiuto dall'isola di Poveglia. L'allarme è stato dato dall'equipaggio di una barca a vela che transitava nelle vicinanze attirato dalle urla dei cinque ventenni. Arrivati sull'isola i vigili del fuoco hanno caricato a bordo gli spaventati suggestionati turisti, e dopo averli tranquillizzati li hanno portati in terraferma. I cinque ragazzi americani del Colorado si erano fatti portare a Poveglia da un taxi acqueo per trascorrere la notte alla ricerca di fantasmi.

Com’era venuto in mente a questi ragazzi americani di venire a caccia di fantasmi in una piccola isola vicino Venezia?
Si scopre così che Poveglia, qualche anno prima, era stata la protagonista di una seguitissima serie americana, Ghost Adventures, andata in onda il 13 novembre 2009.
Durante le loro indagini, fatte con spettacolari riprese notturne all’infrarosso tra chiese diroccate e palazzi invasi dalla vegetazione, il capo investigatore fu addirittura posseduto da una delle anime dannate che infestano l’isola.

Ma come mai Poveglia aveva attratto una trasmissione di fantasmi dagli Stati Uniti?
C’è un’altra data importante legata a Poveglia, infatti.
Il 2001. L’anno in cui tutta questa storia, a quanto pare, ebbe inizio.

Alberto Toso Fei mi ha raccontato cosa è veramente successo:

La narrazione moderna che riguarda l'isola di Poveglia nasce nel 2001. Prima del 2001 non esisteva niente su Poveglia. Nel 2001 arriva il Family Channel. Loro hanno una trasmissione di cui non ricordo il titolo preciso, ma che è tipo “I luoghi più infestati della terra”. Scelgono, che so, un castello nella Loira, un casolare nella Scozia dei pescatori. Organizzano proprio degli scherzi per cui una famiglia americana viene messa lì a viverci per una notte e questi gliene combinano di tutti i colori per spaventarli a morte. Per fare questo, però, devono creare una narrazione attorno a tutto ciò e quindi li preparano raccontandogli questa storia delle migliaia e migliaia di morti di peste. Lo so bene perché poi mi chiesero anche a me un coinvolgimento. Io fui intervistato all'interno di questo processo di narrazione e volevano farmi dire in tutti i modi che lì c'erano i morti di peste e io mi rifiutai. Da quel momento in poi sul web inizia a emergere Poveglia come luogo infestato.

A questo punto ho chiesto ad Alberto cosa ci sia di vero nelle storie che circolano su Poveglia.
E’ vero che il destino di Poveglia ha portato quest’isola a vivere momenti altalenanti di abbandono e riutilizzo fino al Settecento, quando divenne un sanatorio.

La verità è che Poveglia è stata lazzaretto, cioè che dei morti di peste ci sono stati, ma che che solo tardissimo rispetto alla storia della Serenissima. La Serenissima inventa il Lazzaretto. Lazzaretto è una parola veneziana. Così come Quarantena.
Poveglia diventa lazzaretto nel 1793. Quell'anno arriva una nave greca in cui sono una ventina di marinai all'interno, che hanno dei sintomi evidenti e viene deciso che vengano relegati sull'isola di Poveglia. Dodici di questi venti marinai muoiono e vengono sepolti sull'isola. Dopodiché trascorrono altri sei anni. Nel frattempo succede di tutto perché Venezia crolla. Nel 1797 entrano i napoleonici, la Serenissima non esiste più. Nel 1799 arrivò una nave spagnola e altri otto marinai, tra quelli che vengono relegati sull'isola muoiono. Sono venti morti nell'arco di sei sette anni. Sono cifre ovviamente molto lontane dalla narrazione web.

Fino al 1968 Poveglia ospita in effetti una casa di riposo, ma sarebbe quindi giustificato un reparto di psichiatria riservato a quegli anziani che soffrono di demenza senile.
Così come sarebbero giustificate le apparecchiature, le attrezzature e i macchinari, ora ridotti in rovina, ancora presenti.
Nessuna fossa comune con migliaia di morti di peste che infesta l'isola.
Nessun medico pazzo che abbia condotto esperimenti.
Nessuna traccia di tutto questo in alcuna fonte storica o giornalistica.

Tutte le storie che la circondano sembrano il frutto dell'immaginazione di alcuni sceneggiatori americani.
Ed ecco che Poveglia, un luogo bellissimo immerso nel cuore della laguna, assume il ruolo ingiusto di isola infestata.

Sembra quasi che Poveglia abbia incarnato un mito che veniva da lontano, dagli Stati Uniti.
Proprio come dicono sia successo per Halloween.
Molti ritengono infatti che Halloween sia solo una festa in maschera che abbiamo importato dall'America.

Ma le cose non stanno così. Halloween, o meglio la notte di Ognissanti, ha radici lontane e soprattutto nasce in Europa, dall’incrocio della cultura celtica e quella cristiana.
E allora i fantasmi, forse, erano già qui, e li abbiamo solo risvegliati.