Questa storia inizia in Italia, nel 1912. Un antiquario newyorkese di origine polacche, Wilfrid Voynich, si reca a Villa Mondragone, a Frascati vicino Roma.
E’ alla ricerca di libri preziosi e in quel luogo sono conservati numerosi testi storici appartenenti ai Gesuiti. Stanno vendendo parte della loro antica biblioteca per finanziare alcune opere di ristrutturazione.
Uno dei bauli che Wilfrid Voynich ha il permesso di esaminare fa parte dei beni di uno dei più famosi e colti uomini del XVII secolo, Athanasius Kircher. Tra i vari manoscritti, il baule contiene uno strano e piccolo volume.
16 cm di larghezza e 22 di altezza. 116 fogli di pergamena di vitello ripiegati in 20 fascicoli di diversa consistenza. Alcuni fogli mancanti e altri, di dimensioni maggiori, ripiegati su loro stessi.

Rimase perplesso. Chi lo aveva scritto? Da dove proveniva? Cosa rappresentavano quelle parole bizzarre e quegli strani disegni? Quali segreti contenevano le sue pagine?
Voynich lo acquistò e lo portò negli Stati Uniti, dove tentò per il resto della sua vita di decifrarlo, ma invano.
Nel corso degli ultimi 100 anni il manoscritto è stato oggetto di numerosi studi, basati anche sui più moderni mezzi tecnologici, nel tentativo di venire interpretato o decrittato.
Il Professor Maurizio Rippa Bonati, Storico della Medicina presso l’Università di Padova, mi ha riassunto brevemente le sue vicende:

Il manoscritto Voynich, che è l'unico manoscritto che a tutt'oggi non sia ancora stato interpretato, è scritto in un in un linguaggio assolutamente sconosciuto ai più, e quello che ha aiutato gli studiosi a capirne il significato sono state le immagini. Le immagini sono anche queste enigmatiche raffigurano dei fiori che però noi, i botanici non sono riusciti a riconoscere la figura dei sistemi stellari, anche quelli sconosciuti. Altre immagini ancora più criptiche. E una serie che è quella che mi interessa di più, in quanto sono uno storico della medicina, una serie di immagini di donne che stanno facendo il bagno in bacini che sembrano naturali o in vasche artificiali immersi in un liquido verdastro o in un liquido azzurro che fa proprio pensare a delle vere e proprie vasche termali. Si potrebbe pensare forse delle vasche di fango o delle vasche con dentro anche questo manoscritto ha una storia interessantissima, ha una storia romanzesca. Nessun, nessuno scrittore, neanche i vari. Dan Brown ha pensato a una cosa così, ad una storia così strana. Infatti comincia alla fine del Cinquecento viene venduto da un grande astrologo. All'epoca si chiamavano filosofi della natura, ma era un astrologo, soprattutto del re di Boemia. Il 1600 viene spedito da Praga a Roma perché lo studiasse un grande gesuita che era un conoscitore del…, uno dei primi a studiare i geroglifici egiziani. Non ne viene ovviamente a capo. Poi rimane evidentemente la biblioteca del Collegio Romano per circa due 300 anni, fino a quando, nel 1912, viene scoperto da questo libraio antiquario di origine polacca che si chiama Voynich, il quale cerca di studiarlo con i mezzi, ovviamente dell'epoca. Poi, per via successoria della moglie di una segretaria, arriva ad un grosso mercante americano, il quale prova anche lui ad interpretarlo negli anni 60. Non ce la fa e quindi giunge alla fine degli anni 60, nel 69, alla Panic Library della Yale University americana, che lo ha messo addirittura on line. Si può vederlo, sono 102 fogli e tutti possono studiarlo. Penso che i contributi possano essere tutti i benvenuti. C'è da dire che non c'è riuscito nessuno. Finora hanno tentato quelli che hanno risolto il problema di enigma della Seconda guerra mondiale e tentano adesso anche con dei potentissimi computer della NASA che hanno analizzato le sequenze delle parole, hanno analizzato le ricorrenze ma non sono riusciti a dimostrare a tradurlo. Hanno dimostrato però che è coerente con una lingua di tipo neolatina o con l'inglese.

L’idea che il manoscritto possa nascondere, attraverso il suo alfabeto sconosciuto, dei messaggi in codice, è stata da sempre l’ipotesi più nota.
L’intero testo presenta circa 170.000 caratteri che compongono 35.000 presunte parole. In epoca recente i caratteri sono stati anche analizzati elettronicamente per individuare un possibile modello di distribuzione che possa essere paragonato ad altre lingue.
Ciò che lo fa sembrare vero è che nelle lingue reali le lettere e i gruppi di lettere appaiono con frequenza costante, e la lingua nel manoscritto Voynich presenta sc hemi che, secondo molti, non si troverebbero se fossero stati generati casualmente.
Ciclicamente saltano fuori nuove possibili interpretazioni, ma sistematicamente tutte si rivelano poi non applicabili. Di fatto, tutti i tentativi di decrittazione hanno fallito, e il codice resta a tutt’oggi indecifrato.

La stessa National Security Agency, l’organismo della difesa degli Stati Uniti che si occupa della sicurezza nazionale insieme alla CIA e all’FBI, negli anni ‘50 ha tentato di decifrare il manoscritto Voynich. Si è scoperto solo nel 2017, quando i documenti di questi tentativi sono stati resi pubblici e non più coperti dal segreto di stato.
Perché l’NSA, che si occupa di sicurezza, ha studiato questo antico manoscritto? E poi perchè tenere segreti questi studi? Forse il manoscritto Voynich contiene qualcosa che non va rivelato al grande pubblico?

Per la verità, a leggere questi documenti, sembra piuttosto che l’NSA abbia utilizzato il codice Voynich come una sorta di esercitazione.
E purtroppo, si torna al punto di partenza.

Se non è possibile decifrare il testo, forse le illustrazioni possono darci qualche indizio.
Proprio in base ai disegni il manoscritto è stato suddiviso in sezioni tematiche.

La prima sezione è la più lunga e viene chiamata “Botanica” proprio perché riporta i disegni di numerose piante con una didascalia, come in altri erbari medievali. Alcuni disegni sembrano copie di piante realmente esistenti, mentre altri sembrano frutto di fantasia.
La seconda sezione, chiamata “Astrologica”, contiene 25 diagrammi che sembrano richiamare le stelle e rappresentare alcuni segni zodiacali.


Sezione Botanica, Foglio 16v


Sezione Astrologica, Foglio 71r

La terza sezione contiene figure femminili immerse in strane vasche piene di acqua verde, molte delle donne sono visibilmente incinta. Ecco perché questa parte viene chiamata “Biologica”.
Vi è poi un foglio ripiegato 6 volte contenente disegni circolari senza alcun apparente significato, anche se sono riconoscibili il sole, la luna e dei castelli.
L’ultima sezione, la quarta, viene chiamata “Farmacologica” e sembrerebbe mostrare l’utilizzo delle piante insieme ad oggetti simili a contenitori.
La parte finale del manoscritto è composta da solo testo, con i paragrafi contrassegnati da una stella: sembrerebbe una sorta di indice.


Sezione Biologica, Foglio 78r


Sezione Farmacologica, Foglio 88r

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Sulla base delle illustrazioni, la prima cosa a cui si pens a è che il codice Voynich possa essere una sorta di manuale di medicina.
Tutte le sezioni rientrano più o meno nella concezione medica medievale, che univa rimedi ottenuti dalle piante all’influsso degli astri sulla vita umana.
Nella sua parte “Botanica” il libro rifletterebbe perfettamente la teoria medievale delle Segnature, per la quale era necessario usare erbe e piante che fossero simili alla parte del corpo malata. Purtroppo però le piante riportate semplicemente non esistono...
Forse l'autore era un genio della medicina che voleva nascondere le sue scoperte?

E’ su questa idea che sin dall’inizio si è cercato di identificarne l’autore: un elemento chiave che aiuterebbe di certo a far luce su questo enigma.
O gli autori , perchè secondo alcuni esperti che hanno analizzato il manoscritto, sembrerebbe che i testi siano stati scritti da almeno due mani diverse, una destra e una mancina, e forse le illustrazioni addirittura da una terza.
C’è poi un ulteriore fatto strano.
Caso unico per un manoscritto, il codice Voynich non presenta errori o correzioni in nessun punto del documento, come se l’autore non avesse comme sso neppure un banale errore di distrazione.

Per provare a tracciare la storia del manoscritto è necessario partire dal primo indizio disponibile, ovvero una lettera trovata insieme al volume.
Fu scritta nel 1665 dal medico boemo Jan Marek Marci ed era indirizzata al suo amico Athanasius Kircher a Roma.
E’ qui che, come ci ricorda Claudio Foti, autore di un libro del 2015 dedicato al manoscritto, ha inizio la sua storia.

La storia del manoscritto, per quanto ne sappiamo noi, comincia nel 1665, quando una lettera di Marcy lo spedisce. Ne spedisce almeno una parte a Kircher, lo studioso gesuita più importante dell'epoca, a Roma, da Praga a Roma, e rimane nelle mani dei gesuiti per quasi 300 anni. In tutto questo periodo è sconosciuto per noi. Alla fine riemerge dalle nebbie del tempo, intorno al 1912, quando Wilfried Bony Voynich, che poi è l'antiquario americano che ha dato il nome al manoscritto, lo compra da Villa Mondragone e quindi dai gesuiti nel 1912, esattamente 100 anni fa.

In quella lettera, Marci ricostruisce alcuni passaggi importanti del passato del manoscritto, e viene fuori una figura chiave, quella dell’imperatore Rodolfo II.
Rodolfo II d’Asburgo, Imperatore del Sacro Romano Impero dal 1576 al 1612, fu uno dei più stravaganti imperatori della storia.
Era appassionato di alchimia e occultismo, e per questo radunò presso la sua corte a Praga numerosi personaggi che si definivano conoscitori di saperi antichi, collezionando un gran numero di presunti oggetti magici e manoscritti dal contenuto esoterico, senza badare a spese.
Secondo le voci che Marci riporta nella lettera, Rodolfo II acquistò il manoscritto intorno al 1586 per l’importante cifra di 600 ducati, una cifra assurda per l’epoca, il valore equivalente a 2 kg d’oro: un’enormità...
Rodolfo II era convinto che il manoscritto fosse opera del filosofo medievale inglese Roger Bacon, che conosciamo soprattutto con il nome italianizzato in “Ruggero Bacone”.
L'inglese Roger Bacon era un noto uomo di chiesa del XIII secolo dal soprannome che la dice lunga: “Doctor Mirabilis”: Il dottore dei miracoli.

Le sue idee superavano di gran lunga gli orizzonti dei suoi contemporanei. La sua voglia di scoprire nuove cose lo portarono spesso in conflitto con la Chiesa e venne imprigionato più volte. È tra i primi europei ad interessarsi di fenomeni ottici, compiendo esperimenti con i riflessi e la rifrazione della luce. Fu proprio lui a sviluppare una delle prime teorie per spiegare il fenomeno dell’arcobaleno.
Per il tempo un pericoloso mix tra fede e scienza.
Forse il manoscritto era un modo per fissare, in codice, le sue scoperte, senza rischiare di essere indagato dalla Santa Inquisizione?

Potrebbe essere una spiegazione, certo, ma c’è un ulteriore elemento da considera re, ovvero chi potrebbe essere stato ad aver venduto il manoscritto a Rodolfo II.
Sono in molti a pensare che il libro gli fosse stato venduto da Edward Kelly.
Kelly era un coetaneo di Rodolfo II, e veniva dall’Inghilterra, la stessa terra di Roger Bacon.
Si dilettava in alchimia e in alcune pratiche occulte, come la chiaroveggenza. Kelly viveva di truffe ed espedienti, tanto che nella sua città, Lancaster, fu messo alla gogna proprio perché falsificava documenti ufficiali. Per un periodo fece coppia con John Dee, alchimista e occultista alla corte di Elisabetta I. La coppia al tempo era molto popolare nelle corti d’Europa, in particolare per la loro capacità di evocare i morti, trasmutare la materia in oro e soprattutto parlare con gli angeli.


Jhon Dee e Edward Kelley in una miniatura d'epoca


Un ritratto di Rodolfo II

Era Kelly a parlare con gli angeli, con una lingua incomprensibile che ovviamente solo lui era in grado di parlare e interpretare. Una lingua di pura fantasia che aveva chiamato “enochiana”, e che aveva anche un suo proprio alfabeto. Nel 1586 i due arrivarono in Boemia, alla corte di Rodolfo II, nello stesso periodo in cui l’imperatore acquista il manoscritto misterioso a un prezzo esorbitante.
Si potrebbe quindi pensare che possano essere stati loro gli autori del manoscritto Voynich, truffando l’imperatore per ricavarne una fortuna.
Dopo tutto Kelly aveva già inventato in precedenza un linguaggio di fantasia e non sarebbe stata certo la sua prima truffa. L'imperatore Rodolfo II poi era l'acquirente ideale: ricco, potente e allo stesso tempo ingenuo ed ossessionato dai libri magici ed es oterici.

Il manoscritto Voynich è quindi un diabolico prodotto di fantasia creato ad arte per truffare Rodolfo II ed ottenere un grande cifra di denaro in cambio?
Eppure il manoscritto è un’opera complessa e sarebbe stato necessario tantissimo tempo per pensarlo e realizzarlo. Con il rischio poi di non riuscire a concludere l’affare.

Nel 2004 l’accademico scozzese Gordon Rugg ha dimostrato però che un testo con caratteristiche simili al manoscritto Voynich poteva essere prodotto utilizzando una tabella di prefissi, radici e suffissi di parole, pezzetti di parole insomma, che sarebbero stati selezionati e combinati in maniera quasi casuale per mezzo di un foglio di carta perforata.
Questo procedimento ricorda l’uso della griglia di Cardano, un metodo per la scrittura di messaggi segreti inventato nel 1550 dal matematico italiano Girolamo Cardano, che si basa sull'utilizzo di un foglio di carta in cui sono opportunamente ritagliate delle “finestrelle” attraverso le quali si scrive il messaggio su un foglio sottostante: rimossa la griglia, si completano le porzioni del messaggio inserendo del testo di senso compiuto fino ad ottenere una scritta all’apparenza normale.
Rugg scoprì che, utilizzando questo metodo era possibile produrre testi privi di significato che avevano proprietà statistiche equivalenti a quelle del testo del Voynich, e soprattutto che sarebbe stato possibile farlo nell’arco di pochi mesi, rendendo così credibile la teoria secondo cui il testo sarebbe stato prodotto come falso per truffare Rodolfo II.

Tutto spiegato quindi? No, in realtà no.
Nel 2009 avviene una prima svolta sul caso Voynich.

Per la prima volta vengono autorizzati alcuni esami scientifici sul manoscritto, tra cui quello al radiocarbonio, per verificarne l’effettiva datazione.

Gli esami, effettuati dall’Università dell’Arizona, hanno datato in maniera precisa il documento ad un periodo tra il 1404 e il 1438. E anche gli inchiostri risultano compatibili con lo stesso periodo.
Questo risultato spazza via tutte le precedenti teorie sull’origine del documento. Non può essere stato Roger Bacon, vissuto un secolo prima. E non possono essere stati nemmeno Dee e Kelly, vissuti quasi 150 anni dopo.
Per nessuna delle numerosissime teorie esistenti che si sono succedute nei secoli, per le quali qualcuno ha anche ipotizzato il coinvolgimento di un giovanissimo Leonardo da Vinci, gli inizi del quindicesimo secolo coincidono con il periodo di creazione del manoscritto.

Le ipotesi più recenti tengono conto di alcuni nuovi particolari, come ad esempio la presenza dell’illustrazione di un castello con dei merli a coda di rondine.
Si presume quindi che sia un castello ghibellino, al tempo tipico del nord italia. Si è cercato di trovare quindi in alcuni intellettuali taliani del periodo i possibili autori.


I foglio più grande del volume, all'interno del quale è presente l'immagine del castello con merli a coda di rondine, in alto a destra

Un possibile nome saltato fuori è quello di Poggio Bracciolini, uno storico italiano che nel 1400 si fece conoscere per aver rimesso in circolazione, sottraendoli a secoli di oblio, numerosi capolavori della letteratura latina. A questo proposito Claudio Foti ricorda un misterioso incarico di Bracciolini.

Bracciolini ha avuto un misterioso incarico da parte di un cardinale che si chiamava Lambert Beschi, di scrivere un testo e un testo misterioso. Noi non sappiamo quale testo scritto. Poggio Bracciolini fa questo libro per un cardinale, un cardinale molto amico di Cosimo de Medici. Poggio Bracciolini era amico di Cosimo de Medici e Cosimo de Medici. Era è colui il quale ha ritrovato, diciamo così, il Corpus Hermeticum. La seconda parte, perché Cosimo de Medici pagava vari cacciatori di libri, fra cui Bracciolini ne pagò un altro che andò a Costantinopoli e trovò 17 libri del Corpus Ermetico, un corpus che non faceva molto piacere alla Chiesa perché negava la divinità di Cristo. Quindi la Chiesa che cosa faceva in quel periodo cercava di creare dei libri falsi o addirittura di retrodatare dei libri del Corpus Hermeticum per inficiare la validità, per gettarvi discredito. Non sappiamo se il manoscritto Voynich fu fatto da Poggio Bracciolini, né se fu fatto con l'intento di essere accomunato al Corpus Hermeticum, per poi discriminare perché praticamente Poggio Bracciolini avrebbe creato un falso incompiuto composto da più libri.

Tra gli altri possibili autori spicca il nome di Giovanni Fontana, un medico padovano, famoso per aver scritto delle opere in un linguaggio cifrato.
Di Fontana sono rimasti due manoscritti, custoditi a Monaco e Parigi, e si può effettivamente riscontrare una somiglianza tra i suoi testi e il codice Voynich.
Il linguaggio cifrato utilizzato da Fontana però è basato su un metodo di cifratura molto semplice, nel quale ogni lettera dell’alfabeto latino viene sostituita da una lettera inventata. La somiglianza è in ogni caso suggestiva, aumentata dal fatto che anche nelle opere di Fontana sono presenti illustrazioni dove vengono mescolati elementi reali e di fantasia.

Ma non è un caso isolato: nel XV secolo ci fu un grande interesse per linguaggi misteriosi e codici cifrati, quasi una moda, dovuta anche alla riscoperta del greco antico e dei geroglifici egizi, ed è quindi facile perdersi in innumerevoli possibili autori...

Di nuovo punto e a capo.

Cosa abbiamo quindi?
Un codice scritto su una pergamena del 1400 che ha resistito a tutti i moderni sistemi di decifrazione, inclusi quelli dell’intelligence americana, che l’ha studiato per mezzo secolo senza arrivare a un risultato.
200 pagine con un testo sconosciuto, delle immagini incomprensibili, senza la minima traccia di un errore, un ripensamento. Com’è possibile?

In un articolo del 2016 pubblica to su Cryptologia, Gordon Rugg e Gavin Taylor concludono:

Una domanda chiave è se ci sono un numero significativo di cancellature e correzioni nel testo. Se il testo contiene un contenuto che abbia un significato, ci aspetteremmo che ci siano un numero di cancellature e correzioni comparabili con altri documenti dello stesso periodo. Se, tuttavia, contiene solo parole senza senso, allora ci aspetteremmo poche o nessuna cancellatura e correzione. Per quanto ne sappiamo, le pagine che sono state finora esaminate non mostrano cancellature o correzioni, quindi le prove sono coerenti con una bufala senza senso.”

E’ quindi questa la conclusione di questa storia?
Il manoscritto Voynich sarebbe semplicemente un libro senza nessun senso?

Sono in molti a pensare che il Voynich sia semplicemente un libro senza senso, ma non sarebbe l’unico caso di scrittura ancora indecifrata, anche se in questo caso abbiamo un solo documento come riferimento.

Silvia Ferrara è professoressa ordinaria di Civiltà egee all’Università di Bologna. Dopo vari anni come ricercatrice in Archeologia e linguistica a Oxford, è tornata in Italia. Nel 2017 un suo progetto di ricerca è stato finanziato dalla comunità europea con l’obiettivo di studiare quando e come è nata la scrittura. Un progetto ambizioso e interessante ancora in corso, in parte anticipato in suo libro del 2021: “La grande invenzione. Storia del mondo in nove scritture misteriose”.

Ci sono una dozzina di scritture antiche nella storia del mondo, che ancora non sono comprensibili da un punto di vista linguistico menzionato prima. Le scritture egee del secondo millennio avanti Cristo, che sono le prime in Europa, ce ne sono quattro. Poi ci sono vari altri sistemi di scrittura che non conosciamo ancora bene, come il proto elamiti di cui ho deciso di non parlare nel libro. E poi il rongorongo dell'isola di Pasqua, che è l'unica scrittura di. In un contesto così isolato, a 3600 miglia dalla costa del Cile, l'unica scrittura che viene creata in questo contesto così relegato. E l'ultima invenzione, molto probabilmente di scritture da zero, ma è ancora completamente decifrata. Ce ne sono tantissime. Una delle più famose è il manoscritto di Voynich, che è rinascimentale, che ha un una base alfabetica. Sono 200 pagine internet perse fra testo alfabetico completamente illeggibile. Non sappiamo assolutamente che lingua sia, ma è stato anche messo in dubbio che fosse una lingua vera e propria. In realtà con delle analisi computazionali è stato di nuovo sfatato il dubbio che non sia lingua lo è, è lingua vera e propria. L'unica cosa che non riusciamo a ricostruire la corrispondenza sono segno, quindi non riusciamo a leggerlo. È quasi assodato che venga dal centro Italia. Sono stati fatti anche degli studi sulla composizione della carta. È chiarissimo che non è chiarissima l'origine. Il problema è l'interpretazione del sistema di scrittura, ma la cosa bella è che sembra essere un compendio della scienza di quel periodo, perché c'è la botanica, ci sono tutto un sistema di dati astrologici. Le erbe. Sembra un compendio della scienza di quel periodo.

Per sapere la verità sul manoscritto quindi probabilmente bisognerà ancora attendere che qualcuno riesca ad interpretare la sua scrittura, potendo finalmente dare una soluzione all’enigma.

Mentre stavo riorganizzando il materiale e i documenti delle mie ricerche sul manoscritto Voynich ad un certo punto ho ripensato ad un vecchio libro che ho avuto modo di visionare molti anni fa ed ho avuto un’illuminazione.
Si tratta del Codex Seraphinianus, un libro scritto e illustrato dall’artista italiano Luigi Serafini in epoca recente, pubblicato la prima volta nel 1981 e divenuto nel tempo un vero e proprio oggetto di culto. Le ultime edizioni risalgono a meno di dieci anni fa.
E’ uno stranissimo libro di 360 pagine, che si presenta come un'enciclopedia fantastica illustrata e scritta in un linguaggio indecifrabile.
ll Codex è una reinterpretazione in chiave fantastica e visionaria di materie quali la zoologia, la botanica, la mineralogia, l'etnografia, la fisica, la tecnologia, l'architettura e altro ancora. L’opera fu apprezzata anche da figure come Italo Calvino, tanto che ne firmò la prefazione di alcune edizioni estere.
Mettendo vicino il Codex e il Manoscritto Voynich, sono tantissimi i punti di contatto.

Riportano illustrazioni di oggetti e forme irreali, sono scritti con una calligrafia indecifrabile, e soprattutto hanno creato un culto e allo stesso tempo un alone di mistero intorno a loro, tanto che ancora oggi sono in molti a pensare che il Codex di Serafini contenga un messaggio nascosto.
La realtà è che è un’opera di fantasia, sperimentale, un progetto artistico.

Sono rarissimi gli interventi pubblici di Serafini, ma sono riuscito a trovare una sua riflessione in merito alla sua opera e al manoscritto Voynich in una conferenza di un paio di anni fa.

Intanto della mia lingua è inutile che parlo, perché intanto non siccome non vuol dire niente, quindi non posso neanche parlare. Ci sono tutte questi questi questi intrecci continui tra lingue a me e mi hanno sempre così particolarmente affascinato fin da piccolo. Non so perché, forse è per questa ragione che poi è venuto fuori una lingua che appunto è un po tutte le lingue. O meglio, devo dire una scrittura. E perché sennò qualcuno pensa che ci sia qualcosa dietro? Però è una, è una scrittura in cui si incontrano tantissimi alfabeti. C'è un amico noto addirittura che mi ha detto ma forse questo assomiglia a un corsivo gotico, che so altri che dico, ma questo è non so, è singalese perché c'è tutti gli altri. Una volta un amico georgiano vedendo tu hai scritto in georgiano, ma quindi ne ho. Ho una collezione di riconoscimenti alla lingua di tutti i tipi, insomma, e quindi alla scrittura. Poi, cioè, c'è stato un equivoco perché mentre la scrittura è un gioco, in realtà poi la numerazione delle mie pagine segue una una serie numerica che ho che avevo studiato, insomma, che però ho completamente dimenticato. Perché, passati gli anni, questa serie è rispuntata. Fuori un matematico bulgaro, credo qualcosa. A un certo punto esce fuori con questa serie, quindi dicendo Ma allora se è la serie numerica, meglio se la numerazione è una numerazione reale, anche la scrittura dovrebbe essere tale, insomma, e quindi è creato ancora di più un equivoco. Intanto quando incomincia a fare le tavole, a un certo punto mi era venuta fuori così casualmente la parola enciclopedia. Ma casualmente dico perché avevo fatto una quindicina di tavole e un giorno un amico mi chiese e lo racconto spesso di uscire la sera. E siccome non mi andava per non così per non offenderlo, così disse Devo fare un'enciclopedia.
E così ho cominciato a ho visto quello che stavo facendo. Poi non aveva ancora capito perché avevo già un punto, un certo numero di tavole in cui affrontavo alcuni temi di anatomia, eccetera, quindi con questa calligrafia, eccetera, eccetera. Così è andato avanti per un po di tempo. A un certo punto mi sono reso conto che devo trovare un editore. Allora perché io mi sia messo a fare un codex è una cosa che è una domanda che mi sono fatto molte volte. Poi, insomma, mi sono dato anche alcune risposte. Ma devo dire così. A proposito di Voynich, naturalmente, quando ho costruito il Codex e il libro parlo del dal 76 al 79 circa del Voynich non si sapeva nulla ancora, diciamo se ne è venuto a parlare intorno agli anni 80, insomma seconda metà degli anni 80. E mi ha subito incuriosito perché ho pensato subito che fosse una fregatura, che qualcuno avesse ordito nei confronti di Rodolfo II, perché Rodolfo II, imperatore di Boemia, ecc. Era un appassionato di occultismo e quant'altro, quindi comprava di tutto. Quindi è abbastanza evidente. Tra l'altro voglio dire impossibile che oggi con tutti i computer se uno pensa a Turing e pensa Enigma, per esempio, che quella sì che era una bella sfida, insomma, e non riuscire a tradurre il capire se c'è comunque non so una sintassi, per lo meno in positivo, non mi sembra possibile che che oggi non si riesca a. Quindi voglio dire, c'è intorno a questo, a questo libro una, un così un'ossessione secondo me veramente forse eccessiva, perché avendo fatto io un fake, quindi so come si fa, quindi posso dire che secondo me è proprio come se noi potremmo dedicare energie ad altre cose, insomma.

Dal punto di vista di chi ha già creato un’opera simile tutto assume un altra prospettiva.
E se quindi il Voynich fosse solo un'opera d’arte fantastica, senza necessariamente con la finalità della truffa o senza la volontà di custodire segreti, ma nato dal desiderio semplice e umano di esprimersi in un linguaggio universale e magari per semplice divertimento?
Improvvisamente tutto acquista un nuovo senso...